domenica 30 ottobre 2016

Sono molto contenta che la CNBB (conferenza episcopale dei Vescovi Brasiliani) ha preso posizione contro la PEC 241 dichiarandola ingiusta e selettiva.
Si é schierata a favore dei lavoratori e delle classi piú povere che subiranno questa riforma economica voluta dal governo. Una riforma che limita i costi nella salute, educazione, servizi sociali congelando finanziamenti e aiuti per 20 anni.
La qualitá della vita sta crescendo in Brasile, ma non cresce il salario minimo, i servizi di qualitá, gli aiuti sociali, l'educazione che sprofonderanno sempre  piú in basso con questa riforma.
 Mi piace quando la CNBB dichiara che é necessaria una mobilitazione popolare da parte della societá civile organizzata per superare la crisi economica e politica e che é importante che ogni riforma, questa in particolare, sia discutibile democraticamente tra Governo e  societá civile.
Sempre si subisce e si é succubi di un potere che non domanda, ma che obbliga.
In gioco c'é la vita di molte persone e in particolare delle classi piú povere e vulnerabili, a cui non si chiede mai il permesso, le si esclude a priori senza nessun valore e importanza, dimenticando la dignitá e il rispetto per ogni essere umano, indipendentemente dal suo conto corrente!!
 I soldi devono servire e non governare, la Vita non deve essere un mercato.

NO alla PEC 241!!!

giovedì 27 ottobre 2016

Ci sono tante vergogne nel mondo, ma proprio tante!
C'é l'imbarazzo della scelta su quale mettere la prima nella lista, ma non ho intenzione di sporcare questo foglio bianco scrivendo le oscenitá, atrocitá, stupidaggini, che riempiono questo nostro e meraviglioso mondo, ne ho voglia di aumentare l'intensitá della mia gastrite che a volte si fa sentire.
Scriveró solo due grandi scemenze e idiozie che ho letto oggi e in questi giorni.
La prima riguarda l'Italia.
Premetto che in questo periodo non ho molto acceso a internet, ne all'utilizzo del pc, ma questo pomeriggio mi sono trovata a leggere quello che é successo ieri (credo) in una cittá chiamata Gorino, provincia di Ferrara. I cittadini hanno fatte barricate per impedire il passaggio dell'autobus con 18-20 immigrati diretti in un ostello che li avrebbe accolti. La maggior parte di questi immigrati erano donne e bambini. Che vergogna!!! Siamo arrivati a fare la guerra tra poveri!
Cosa sta diventando questa Europa che non é piú capace di creare una cultura dell'accoglienza, dando sempre piú spazio a forme di idiozia, razzismo, violenza.
Addirittura creare barricate in mezzo alla strada, come se si volesse una guerra, anzi creando guerra, che é quella dell'indifferenza, dell'esclusione, dell'ignoranza, dell'egoismo, della cattiveria, della stupiditá, del proprio interesse.
Non si é piú capaci di guardare il mondo attraverso il volto degli Altri, attraverso le loro storie, le loro situazioni, la parola empatia é cosí carica di ferite che non riesce piú a reggersi in piedi...sta scomparendo! Le persone rimangono attaccate al loro ombelico, incapaci di alzare la testa e scorgere di come veramente funziona il mondo. Siamo nell'epoca della filosofia del proprio orticello o si salvi chi puó o prima noi e poi voi, dimenticando che il noi é in quel voi, in quell'io, in quel tu, in quel tutti che vivono su questa Terra. Ci si dimentica la responsabilitá di curare questa Casa Comune, che é il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, con tutte le sue creature. Perché ognuno di noi é responsabile di come funziona questo mondo, di come sta il mondo.
Da quando vivo in Brasile ho sempre vissuto momenti di incontro e di accoglienza, nessuno ha mai escluso nessuno, anzi la cultura dell'ospitalitá é sacra. Per chi arriva all'ultimo momento c'é sempre pronto un piatto o un caffé che non si nega mai e se manca lo si prepara. Nessuno ha mai detto "non c'é posto per te", ma il contrario. Ora che sto vivendo nella Comunitá Trindade, vedo come l'accoglienza e in particolare con chi é escluso é fondamenta di questa Comunitá. Non importa da dove vieni e chi sei, importa che ci sei. La conoscenza avviene attraverso la reciprocitá, lo stare insieme, la prossimitá. Ci si conosce stando vicini, non stando lontani, ne fabbricando muri o barricate che dividono, separano e fanno solo del male!

Altra notizia é la riforma economica che sta passando qui in Brasile, PEC 241.
Questo governo, golpista (non smetteró mai di dirlo) sta facendo passare una riforma che bloccherá per venti anni investimenti pubblici da destinare a sanitá, educazione, assistenza sociale.
Per ridurre l'indebitamento del paese ecco nuovi tagli, su tagli e addirittura congelarli!!!
Senza investimenti nei settori piú importanti come scuola, istruzione, sanitá, servizi sociali il paese rischierá di retrocedere e aumentare le disuguaglianze tra ricchi e poveri, che giá sono enormi.
Si continua a creare povertá e ingiustizia, privilegi e discriminazioni.
Si stanno tagliando le gambe ai diritti sociali. Quello che si era guadagnato e conquistato nei governi precedenti (Lula e Dilma) sta per essere colpito e abbandonato, attaccando e marginalizzando le classi sociali piú povere.
La bussola degli interessi con questo governo sta ruotando completamente verso i privati e le classi sociali piú ricche.


lunedì 24 ottobre 2016

Salvador!
Sono quasi alla fine del mio percorso missionário durato tre anni, in questa amata terra brasiliana, che mi ha dato e insegnato tanto.
Giá sento saudade per quando succederá, una saudade che mi chiamerá alla memoria volti, situazioni, storie, momenti importanti che hanno segnato questa mia esperienza in missione e che mi hanno cambiato, che ho permesso di cambiarmi, di crescere un pó di piú.
Perché é bello cambiare quando la Vita ti mostra percorsi che fanno solo bene al cuore, nel bene come nel male.
La missione é anche crescita, incontro con gli Altri, incontro di Te in questi Altri, incontro con Dio in un Noi, in un Tu.
Scopri un Dio che é  pellegrino, in cammino e che non smette mai di stupirti.
Un  Dio che cammina a piedi nudi insieme a te: "togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale cammini é una terra santa!” 
Cosí ho fatto, ho camminato a piedi nudi nella meraviglia della scoperta e dello scoprirmi, sapendo che Dio camminava insieme a me.

 Ho scelto di terminare questi tre anni di vita missionária in Salvador de Bahia, presso una Comunitá che accoglie moradores de rua: la Comunitá Trindade.
 E´una esperienza completamente differente da come ho vissuto fino ad ora.
Ho lasciato il mondo carcerário, che spero continuerá in Italia,  per conoscere un’altra realtá sociale  molto dura e sofferta, quella di chi vive per la strada.
La Comunitá Trindade esiste da 10 anni e si trova in um bairro vicino  al porto e a un viadotto dove si incontrano molti moradores de rua.
La casa e’ una chiesa che non é piú attiva, diventata rifugio e dimora momentanea per chi decide di recuperare la propria vita o almeno provarci
Tutto viene fatto con una certa gradualitá, continuando a dormire per terra, dentro questa chiesa e iniziando una recuperazione che nasce da dentro, attraverso l'autostima e la ricerca della propria identitá.
Quando si vive per la strada si perde tutto, non solo cose materiali, ci si abbassa ad un punto tale da non riconoscersi piú, perdendosi in un nulla che ti divora, dove alcool e droga ti consumano quotidianamente. 
Non sai piú chi sei e non hai piú sogni da costruire.
La fame, il freddo, la ricerca di un posto sicuro dove dormire diventano le tue prioritá giornaliere.
La dipendenza da alcool e droga ti portano a vivere di espedienti, rubando o prostituendoti fino a perdere la propria dignitá.
Questa Comunitá é nata dall'incontro di fratello Henrique, francese, e un moradore de rua, che trovandosi a cercare un rifugio per dormire incontrarono questa chiesa abbandonata.
Fratello Henrique é un monaco peregrino che anni fa ha scelto di vivere per la strada per conoscere direttamente il dramma dei moradores de rua, facendosi prossimo e vivendo con loro per strada.
. Adottó questa chiesa come rifugio per la notte, fino a diventare con il passare degli anni una Comunitá, una casa per chi non aveva una casa e una speranza di vita.
Oggi accoglie 35 persone tra uomini e donne.
La Comunitá Trindade non rappresenta qualcosa di definitivo, ma un momento di passaggio, di transizione. 
Un luogo dove uscire  dalla dipendenza di alcool e droga, trovare un lavoro, rimettersi in piedi dopo anni di vita passati in strada.
uta e collabora, per il suo mantenimento e benessere.
Dalla cucina, alle pulizie, al giardinaggio, ai lavori di artigianato, tutti collaborano e sono utili, ognuno con le sue capacitá e limitazioni. Anch’io ho il mio cartone dove dormo per terra e aiuto in tutto.
Sto imparando a conoscere cosa significa fare questo, riporre com cura quel cartone che rappresenta Il tuo materesso, riavvolgerlo per riaprirlo la notte successiva. Quando cammino per strada, adesso, e vedo um cartone abbandonato per terra, mi viene da esclamare: “To´guarda um letto!” perché per qualcuno rappresenta proprio questo, la sua casa di strada. La missione ti aiuta a vedere le cose da altri punti di vista, in particolare da punti dove difficilmente le persone vogliono sostare, guardare. Imparare a conoscere come si vive con poco, cosa significa dormire per terra, avere fame, non avere la possibilitá di lavarsi, cosa significa vivere nelle periferie dell'esistenza.  
Poco alla volta, con delicatezza e disponibilitá, sto conoscendo le storie delle persone che abitano nella Comunitá: storie di strada, di droga, di álcool, di abbandoni e violenza.
 Le parole che raccontano sono dure e sofferte, piene di cicatrici. 
Anche in questa esperienza, come quella della pastorale carceraia, incontro l'insegnamento piú bello e importante: imparare ad ascoltare senza giudicare e nell'ascolto farsi prossimo.
Nella Comunitá c'é anche un piccolo giornale di strada "Aurora

da rua" scritto dai moradores de rua, che parla della loro situazione, vita, storie e dell’importanza del reciclare. Si, perché molti lavori di artigianato, sono fatti da materiali di scarto e da rifiuti. C’é una grande pedagogia dietro, che é quella di costruire cose belle e ancora utilizzabili da materiali che si considerano senza valore o scarto. Cosí come si considerano i moradores de rua o i carcerati pensando alla pastorale carceraia o chi é escluso dalla societá. Tutto rinasce e prende vita, una nuova Vita. 
Il giornale poi aiuta a.diffondere notizie e realtá vere sui mordores de rua, che spesso vengono discriminati, esclusi, abbandonati, giudicati. Ci sono storie che ti toccano il cuore e che ti aiutano a capire la profonditá di certe realtá, cosí dure e sofferte.
Il giovedí sera la Comunitá apre le porte ai moradores de rua del progetto “Levantate e Anda”(Alzati e Cammina), é un progetto creato dalla Comunitá stessa in collaborazione con la diocesi di Salvador.
La Chiesa purtroppo non puó ospitare molte persone e il problema della strada é enorme.
Il progetto é uno spazio dove si offre attendimento psicologico, si aiutano a fare documenti: carta di identitá, libretto di lavoro; attivitá ricreative, possibilitá di lavarsi, vestirsi, per chi vive in strada.
Il giovedí sera chi vuole, viene a conoscere la Comunitá, fare un momento di preghiera, cenare insieme e dormire in un .
Sono piccoli passi che aiutano a prendere coscienza, avere momenti di socializzazione, condividere un pasto, avere un posto tranquillo e pregare insieme..
Il giovedí sera é aperto a tutti, anche ai visitanti, persone di fuori che vogliono partecipare e condividere questo momento.
 E’ un momento di grande emozione, si vive nei gesti concreti Il Vangelo di Gesú che invitava tutti  alla stessa tavola, per condividere il pane e stare insieme, tutti, nessuno escluso. 
E” un Vangelo incarnato nella Vita e con la Vita, é il Vangelo a cui credo, dove incontro Dio e il suo Volto e questo Volto ha tante storie, tante ferite, bellezze. Per questo mi piace l'espresione di un Dio che é Pellegrino e che é in cammino, é dentro ognuno di noi, cammina e abita nelle nostre storie.

Sono grata per questa scelta e questo mio ultimo mese e mezzo in questa bella e importante Comunitá di Vita. 
Il mio non sará um addio al Brasile, ma um arrivederci, perché le relazioni che ho creato, le persone che hanno camminato com me e che mi hanno insegnato a camminare non le abbandoneró nei ricordi, com  tutti loro sará un arrivederci.
Dio respira attraverso il nostro cuore.


                                            Comunitá Trindade


                                            Il mio letto


mercoledì 12 ottobre 2016


Quando gli alberi parlano......
Foto fatte camminando in Belo Horizonte!













Saluti, saluti e saluti, con grande gratitudine!
Ieri ultimo incontro nel gruppo Testemunhas de Esperança, nella Casa Comboniana.
Un gruppo che ho amato molto.
Ogni martedì sera una porta aperta nella Casa Comboniana per parlare di dipendenza da alcool e droga, parlare delle difficoltà familiari e della necessità di cercare soluzioni, insieme.
Nella foto mancano molte persone che sono passate nel gruppo, c'è chi ha lasciato, chi ritorna, chi viene a volte si a volte no. Ma la Casa Comboniana è sempre aperta e punto di riferimento del gruppo stesso.
Mi sono arricchita molto, molto ho ricevuto da ognuno di loro e da ogni incontro fatto insieme.
La realtà di Nova Contagem è una realtà periferica dura e piena di situazioni di estrema vulnerabilità.
Uscire fuori da certe dipendenze in un luogo dove traffico di droga e uso di alcool sono la quotidianità sociale per eccellenza, non è facile. 
Ricordo sempre che muoiono molti giovani per guerra tra gang, narcotraffico, vendette.
Così come l'alcool è pane quotidiano di molte realtà familiari. 
Fragilità, povertà, esclusione tessono i fili di molte storie, di molte vite.
Questo gruppo è nato dal desiderio di alcune famiglie e persone che hanno scelto di dire NO a tutto ciò, che hanno scelto di "lottare" ogni giorno per cercare di venirne fuori, cercare idee, soluzioni, forza, il tutto nella semplicità della condivisione, nel parlare insieme.
In queste tre anni ho cercato di essere fedele a questo incontro del martedì sera, camminando in ogni storia e creando momenti di riflessione nella condivisione di gruppo. 
Mai ho sentito il peso di tornare a casa di notte alla fine di ogni incontro, credo che forse mi mancherà anche quella piazzetta dove aspettavo l'autobus....un autobus che mai si sapeva a che ora passava! Eterne attese e gioie alla vista dell'autobus all'orizzonte!!!!
Sono stata molto contenta in questo gruppo, felice di aver lasciato una mia piccola impronta, felice di tenere tutti nel cuore.
E' stata veramente una piccola grande famiglia.
Mancherà molto!!!!!!!!!!






Saluti, saluti e saluti.....
Gruppo di artigianato delle donne nella Casa Comboniana.
Non ho seguito questo gruppo personalmente, se non comprando i lavori per mandare in Italia e simpatizzando nella causa. Ma hanno voluto ringraziarmi e salutarmi.
Nella Casa Comboniana ci si conosce tutti, ci si aiuta e ci si incontra anche in altri gruppi e iniziative.
Bello questo desiderio di dirci Grazie e...arrivederci!! Perché ci si lascia con la voglia di incontrarsi di nuovo e di stare uniti.
Sempre appoggio e appoggerò iniziative di donne che insieme costruiscono "futuro" e partecipazione, valorizzazione e presenza, soprattutto  in una cultura fortemente maschilista e discriminante.
Viva la sororità, viva la forza e la bellezza delle donne, lo spirito di intraprendenza e il coraggio di andare avanti caricando molti pesi.



Ok ci siamo, mancano 5 giorni. 
Dalle tre settimane scritte nell’ultimo post, siamo passati a 5 giorni.
Lunedì aereo per Salvador e, forse, arrivederci Minas Gerais!
Sono giorni di saluti, giorni di despedidas, come si dice qui. 
Giovedì scorso è stata dura lasciare la piccola equipe della Pastorale Carceraria del Ceresp, compagne carissime con cui ho avuto il piacere e la grazia di conoscere e lavorare, in un luogo di detenzione femminile tanto sofferto e complicato.  Queste donne, queste compagne di camminata, sono donne forti e coraggiose, con un cuore grande, grande, grande e grande….non ha confini! Donne di una certa età che continuano ad abbracciare la causa della Pastorale  Carceraria e visitare le detenute.  Umiltà e semplicità incorniciano i loro volti e i loro gesti, con una fede che può solo essere di esempio per tante persone.
Non smettevamo più di abbracciarci, sapendo che era l’ultima volta. 
Ah….come sono difficili gli addii!!! Tanto!
Ho avuto il magone, anche, per salutare le detenute. Ho sempre voluto bene a chi si trovava dietro quelle sbarre, anche a chi conoscevo da poco, anche solo per un giorno. Ho sempre cercato di ascoltare e accogliere ogni parola, ogni pianto, ogni richiesta, confidenza, ogni disagio che ognuna esprimeva. La popolazione carceraria femminile è quella più sofferta, più vulnerabile, più discriminata, più marginalizzata, per questo tutto il mio affetto e la mia “lotta” per una causa di giustizia che rispetti e valorizzi le detenute e i detenuti.
 Un carcere più “umano” e dignitoso! Che manca!!!!
Ricordo, ancora, il mio primo giorno di visita nel Ceresp e come l’odore forte e acre entrando nel corridoio dove ci sono le celle, mi ha investito con la sua forza e la sua nausea, un odore che ti porti addosso per tutto il giorno. Così come l’oscurità delle celle e la visione di tutti quei corpi addormentai sui materassi per terra. La visita è
sempre  di mattina, ore 9 e la maggior parte delle detenute ancora dorme o non avendo spazio a sufficienza rimangono sdraiate in quei materassi consumati e sporchi. 
Il sovraffollamento è un altro grande problema delle carceri! 
Non c'è spazio, non c'è privacy, non c'è luce, aria....
Credo che chiunque, vedendo una tale situazione di cella, non possa non rimanere indifferente e insensibile. Sempre ho considerato il Ceresp un luogo di profonda sofferenza, dove le fragilità personali delle detenute vengono in superficie in lunghi e dolorosi pianti. 
Giovedì ho distribuito tutti i fogli che avevo dentro la cartelletta di “valorizzazione umana” e che mi erano rimasti dagli incontri passati in Apac  o con il gruppo Testimoni di Esperança, li ho donati alle ragazze. Spunti di riflessione, storie, preghiere che aiutano in un lavoro di autostima e crescita personale, anche libri. Questo perché proprio queste fragilità personali si devono cucire e affrontare, per trovare la forza e il coraggio di andare avanti, di conoscersi e crescere nel bene, volendosi bene e imparando a voler bene. Ho sempre creduto negli incontri di "valorizzazione umana" , in particolare nel mondo carcerario, che portassero ad un lavoro di coscienza personale e comunitario con i detenuti, un lavoro che aiuta a educarsi e educare, per essere migliore, per uscire da una mentalità legata al mondo criminale, ad una mentalità personale di bassa autostima. Quando cresci in un ambiente dove tutti ti dicono che non vali niente e che non sei niente, cresci credendoci e facendoti del male e forse facendo il "male". Le storie di vita della maggior parte delle detenute sono legate ad episodi di violenza, di povertà, di carenza affettiva familiare e relazionale. 
E se nella tua strada non incontri nessuno che ti aiuta a volerti bene e a credere in te, la catena della violenza si ripete in continuazione. Quante volte mi sono trovata di fronte a ragazze che dopo essere uscite dal  Ceresp ritornavano di nuovo!!!  Di nuovo prese per crimini o infrazioni! 
Il sistema ti chiude dentro una cella e si dimentica di te, ti punisce senza aiutarti a cambiare, forse peggiorandoti.E'questo che succede nelle prigioni, si peggiora e si continua il crimine.
Bisogna crederci al cambiamento, credere che si può cambiare, credere che c'è sempre quel lato buono che bisogna solo conoscere e imparare a tirar fuori. Non credo che si nasce cattivi, non credo che si nasce con l'odio già pronto nelle nostri mani. Al contrario credo come dice Mandela, si impara a fare il male, si impara a fare il bene come si impara a fare il male.
Le storie che mi porto dietro e che custodisco con attenzione e affetto nella mia memoria, sono nate da circostanze dove le persone hanno conosciuto solo il male, un male che le ha piegate fino ad annullarsi, annullando anche gli altri. La prigione è piena di queste storie.
E la prigione mi ha insegnato a credere a quello che diceva Mandela: Le persone odiano perché hanno imparato ad odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l'amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto.